Il nostro viaggio in Perù è stato fin dall’inizio estremamente travagliato, con il volo per raggiungere Londra cancellato la mattina stessa. Dopo disperazione e indecisione se annullare il viaggio, abbiamo deciso di prendere un volo costoso e di partire comunque, per prendere l’aereo per Lima.
Fortunatamente ce l’abbiamo fatta e dopo 14 interminabili ore di volo siamo finalmente giunti nel traffico di Lima.
E’ stato un viaggio circolare: Lima, Paracas con la sua riserva e le Islas Ballestas, l’oasi di Huacachina con il surf sulle dune, Nazca e le sue linee, Arequipa, il Canyon del Colca e i condor, Puno e il lago Titicaca, Cusco e la valle sacra, le montagne colorate di Vinicunca e la meravigliosa Machu Picchu, per poi tornare di nuovo a Lima.
Per raggiungere le nostre destinazioni ci siamo sempre spostati con bus che il nostro contatto, Casa Yolanda, ha avuto premura di prenotarci anticipatamente; anche agli alloggi e alla maggior parte delle escursioni ha pensato a tutto lei!
TAPPA 1: LA RISERVA DI PARACAS E LE ISLAS BALLESTAS
“Quando andrete alle Ballestas portatevi un cappello!”
Inizia il nostro viaggio in Perù! Dopo aver lasciato Lima e la sua periferia estremamente povera, abbiamo viaggiato per circa quattro ore in direzione Paracas. Siamo arrivati alla piccola cittadina nel tardo pomeriggio; ci rimaneva giusto il tempo per una cena in prossimità dell’oceano e un brindisi con un buon pisco sour!
L’indomani, il nostro albergatore ci ha portati al porto da dove abbiamo preso un motoscafo (motoschifo, per i sognatori) che ci ha condotti in mezzo all’oceano. Il tempo non era dei migliori e il clima era piuttosto gelido e ventilato; fortunatamente ci eravamo imbacuccati per bene, tanto da dover allargare, forse un po’ troppo, il salvagente arancione che ci era stato fornito.
Siamo usciti dal porto e ci siamo addentrati in mare aperto; lì la guida ci ha mostrato quello che viene definito “il candelabro”, una gigantesca raffigurazione scavata nella roccia che veniva utilizzata dai marinai per orientarsi; poco dopo stavamo viaggiando davvero veloci verso la nostra meta: delle piccole isole incontaminate e abitate solamente da leoni marini, granchi, pinguini e un’infinità di uccelli. Queste isole vengono definite “le Galapagos dei poveri” per via della grande quantità di specie che ci vivono e sono diventate così famose per via dell’utilizzo che l’uomo ne ha fatto: queste isole sono interamente coperte dal guano degli uccelli che viene prelevato dall’uomo e utilizzato come fertilizzante.
Consiglio quest’esperienza a tutti gli amanti degli animali e non solo; è un’esperienza unica ammirare questi animali così da vicino e potrebbe diventare indimenticabile se si viene “colpiti” dal guano degli uccelli (dicono che porti fortuna)!
Dopo l’escursione in barca, una guida ci ha portati a visitare la riserva di Paracas. Questo pezzo di terra è davvero sorprendente; i colori cambiano da un ambiente all’altro, la sabbia da gialla diventa rossa e il mare blu e bianco si infrange contro gli scogli. Sono luoghi che tolgono il fiato!
Senza accorgercene erano già le due e la guida ci ha portati a mangiare in un villaggio di pescatori, sempre all’interno della riserva. Pronto l’ordine: un ceviche per Matteo e un piatto di frittini per me; uno dei migliori pesci mai mangiati!

L’escursione alla riserva era finita e, dopo aver ripreso gli zaini, ci siamo subito messi in viaggio per la destinazione successiva: l’oasi di Huacachina.
TAPPA 2: L’OASI DI HUACACHINA
Alla parola oasi il mio primo pensiero è stato “wow!”. Una piccola città con un lago nel mezzo e circondata dalle dune del deserto che, a seconda della luce del sole, cambiano colore.
Non appena arrivati con la macchina, il sogno che avevo su questo posto è diventato un incubo: non era assolutamente come le oasi nel deserto che si vedono nei film, non era un posto di quiete e tranquillità. Gente che urla come se fosse al mercato, turisti in posa ovunque per qualche foto da postare, macchine incastrate nelle strade che suonavano continuamente i clacson.. insomma, niente di idilliaco.
Ad essere sincera, in un primo momento, questa situazione mi ha davvero delusa. Fortunatamente la situazione si è risollevata quando siamo partiti con la nostra dune buggy, pronti per conquistare il deserto e fare un po’ di sandboarding, il tutto accompagnati dalla luce del sole che piano piano scompariva dietro le immense dune.
Se chiedete a Matteo vi risponderà che surfare sulle dune è stata la cosa più bella del viaggio in Perù; anche io devo ammettere che è stato davvero divertente, sopratutto se trovate un driver pazzo come il nostro che si lanciava in mezzo al deserto a folle velocità!
A tramonto inoltrato, quando le dune si erano colorate di viola e l’oasi era diventata quieta e silenziosa, abbiamo lasciato questo posto surreale per raggiungerne uno pieno di mistero: Nazca.
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